ALLA RISCOPERTA DEL 20 GENNAIO di Musca Antonino
Il 20 gennaio del 1993 l’Amministrazione comunale di allora, depose una lapide commemorativa nel luogo dove era avvenuta la strage. Da quella data il “20 gennaio” è scomparso dal calendario di tutti i caltavuturesi. Ogni anno non vi è più una commemorazione in ricordo di quelle vittime, morte per rivendicare i loro diritti e per aver chiesto “pane e lavoro”.
Il Circolo Arci “20 gennaio” nasce anche con questo impegno, riscoprire e valorizzare quella data. Vogliamo sollecitare l’Amministrazione Comunale, a ricordare nuovamente il 20 gennaio, perché è una data storica per Caltavuturo, ed è una data che non pos-siamo dimenticare. Abbiamo voluto realizzare questo inser-to di poche pagine, partendo dalla consapevolezza che ormai questa data, con il passare del tempo si è svuotata di ogni valore, e per questo abbiamo voluto raccontare la storia dei fasci siciliani e soprattutto della strage di Caltavuturo, per far rivivere alle nuove generazioni l’ideale di libertà che c’era negli uomini di quel tempo.
Il 20 gennaio, il giorno di San Sebastiano, è diventato il gior-no dimenticato. Ma aldilà di ogni tipo di manifestazione , dobbiamo tutti conoscere i fatti che avvennero quella matti-nata, dobbiamo tutti avere impresso nella nostra mente quell’ideale di libertà e speranza che venne stroncato dalle armi dei potenti.
Resistere è un dovere morale di ogni cittadino e per questo motivo continuare a lottare contro ogni tipo di sfruttamento e di oppressione è molto importante.
Ricordare i fatti che sono avvenuti in passato è molto importante affinché non si verifichino mai più.
COSA SONO I FASCI SICILIANI?
I fasci sono un movimento sorto in Sicilia alla fine dell’800. I fasci furono concepiti come un atto di ribellione nei confronti del potere istituzionale e della mafia stessa e per questo motivo la loro repressione fu un fatto inevitabile con lo scioglimento di queste organizzazioni e con la morte dei loro militanti.
Ma prima di parlare di fasci siciliani dobbiamo esaminare il quadro economico, sociale e politico — ideologico di quel periodo. Quegli anni sono stati definiti come gli anni più bui dell’economia italiana. La crisi non riguardava solo l’Italia, ma l’intera Europa. La Sicilia era molto arretrata nei confronti del nord Italia, ed aveva un’economia disastro-sa, ed una crisi nel settore del vino e degli agrumi. In questo contesto va collocata la nascita dei fasci siciliani. I fasci nascono dall’esigenza di dare una risposta alla crisi. I fasci erano composti da contadini, operai, artigiani ed elementi della piccola borghesia.
I fasci siciliani si collocano all’interno del socialismo italiano, tra il congresso di Genova 1892 (nascita PSI) e quello di Reggio Emilia 1983.
I contadini in quel periodo lottavano per la questione agraria come << la rivendicazione del suolo come proprietà dei lavoratori della terra >>.
LOTTA DI CLASSE, 30 dicembre 1982 i fasci venivano definiti << un movimento che non procede da un pensiero determinato e che non è l’espressione di una coscienza chiara e precisa del fine. La rivolta della fame non è la rivolta di partito. >>
rispose Turati: << La guerra civile scoppiata in Sicilia è uno schietto fenomeno di lotta di classe, la sollevazione dei contadini sicilia-ni ha in sé, se non la forma, l’anima socialista o presenta la possibilità di insufflarvi quest’anima. >>
I fasci siciliani subito si dotarono di un vero e proprio statuto.
Art. 4 statuto FASCIO DI CATANIA (1981)
VI POSSONO FARVI PARTE TUTTI I LAVORATORI, CIOE’ TUTTI COLORO CHE LAVORANO COL BRACCIO O CON LA MENTE, PER VIVERE.
VI POSSONO FARVI PARTE TUTTI I LAVORATORI, CIOE’ TUTTI COLORO CHE LAVORANO COL BRACCIO O CON LA MENTE, PER VIVERE.
Art. 2 statuto FASCIO DI MISILMERI (1982)
POSSONO FARVI PARTE TUTTI COLORO CHE LAVORANO, QUALUNQUE SIA IL GENERE DI LAVORO. SONO ESCLUSI COLORO CHE SFRUTTANO GLI ALTRI, TENENDOLI ALLA PROPRIA DIPENDENZA.
“ Il nostro programma, è superfluo ripeterlo, è quello del partito Socialista dei Lavoratori Italiani, è il pro-gramma della scuola Marxista. Noi non vogliamo divisioni di terre, ma socializzazione di tutti i mezzi di produzione. Noi vogliamo e combattiamo per l’abolizione del salariato e come mezzo adottiamo la lotta di classe, cioè sfruttati contro sfruttatori e della lotta di classe ci serviamo, per fare in modo che le classi odierne posso-no sparire, distruggendo tutte le ineguaglianze artificiali, artificialmente create.”
Facevano parte del fascio anche donne e bambini, e svolgevano anche un ruolo molto importante. Le donne facevano valere sempre di più la loro posizione emancipata e lottavano per i loro diritti. Alle manifestazione partecipavano anche i bambini, addirittura a Modica esisteva anche una sezione dei “figli del fascio”. Un ragazzo di Grotte, venne arrestato << perché parlava di Socialismo a circa 200 dei suoi coetanei in pubblico>>.
20 GENNAIO 1893
A Caltavuturo, il 20 gennaio 1893, soldati e carabinieri spararono su una folla di 500 contadini, uccidendone 13 e ferendone uno gravemente, i quali tornavano da un’occupazione simbolica da delle terre comunali.
GIORNALE DI SICILIA, 20\1\1893
<<Questa mattina, 500 persone fra uomini e donne, munite di zappe ed arnesi campestri, si recavano sui terreni di proprietà del comune, volendo così fare atto di proprietà collettiva di queste terre. Intervenne la forza pubblica, soldati e carabinieri, che tentarono di sciogliere i dimostranti, ma inutilmente. La moltitudine, in presenza della forza, dopo qualche ora di attesa e di dimostrazione, finì col rivoltarsi, lan-ciando sassi e facendo atti di violenza. A un certo punto la forza fu costretta a far uso delle armi, facendo fuoco. Vi furono 13 morti e un ferito grave da parte della popolazione. Gli uomini della forza rimasero illesi…>>
<<Questa mattina, 500 persone fra uomini e donne, munite di zappe ed arnesi campestri, si recavano sui terreni di proprietà del comune, volendo così fare atto di proprietà collettiva di queste terre. Intervenne la forza pubblica, soldati e carabinieri, che tentarono di sciogliere i dimostranti, ma inutilmente. La moltitudine, in presenza della forza, dopo qualche ora di attesa e di dimostrazione, finì col rivoltarsi, lan-ciando sassi e facendo atti di violenza. A un certo punto la forza fu costretta a far uso delle armi, facendo fuoco. Vi furono 13 morti e un ferito grave da parte della popolazione. Gli uomini della forza rimasero illesi…>>
Quella domenica, festa del patrono S. Sebastiano, il sangue proletario macchio indelebilmente la storia del no-stro paese. Sotto il fuoco della truppa caddero: GIOVANNI ARIANO di 54 anni, GIUSEPPE BONANNO di 28, CALOGERO DI STEFANO di anni 22, VINCENZO GUARNIERI di 18, MARIANO GUGGINO di 45, NICCOLO’ IANNE’ di 60, GIUSEPPE MODARO di 34, GIUSEPPE RENNA di 30, persero la vita all’istante, mentre FRANCESCO INGLESE di 68 anni, SALVATORE CASTRONOVO di 43, PASQUALE CIRRITO di 17 ed altre due persone non identificate persero la vita nei giorni successivi.
Dal settimanale “Giustizia Sociale” del 6 maggio 1893, firmato da Bosco e Verro, leggiamo che i morti furono lasciati sulla strada fino a notte fonda, in pasto ai cani che ne divorarono le mani e i volti e che le forze dell’ordine non permisero che si soccorressero i feriti. Le terre che i contadini erano andati ad occupare , avrebbero dovuto essere divise tra loro, per usi civili, ma erano occupate dai borghesi. Poco prima a Caltavuturo, si era costituita la società operaia “Francesco Crispi” , che dirigeva la contestazione e che aveva organizzato la manifestazione di quel giorno. Al ritorno della manifestazione i dimostranti si recarono al Comune, per chiedere un incontro con il sindaco, che non si fece vivo. Ma si affacciò il segretario comunale che gridò <<Picciotti chi è sta carnivalata?>> Mentre che i contadini si stavano allontanando videro le forze dell’ordine schierate che iniziarono a sparare.
Il massacro di Caltavuturo, pur non essendoci ancora un Fascio comunale, si può considerare il battesimo di sangue dei Fasci e suscitò una forte emozione a livello nazionale. Il 23 gennaio alla camera dei deputati, Napoleone Colajanni presentò un’interpellanza al ministro dell’Interno sui fatti di Caltavuturo. Nei giorni successivi, in tutta Italia ci fu una raccolta di fondi (2.600 lire), consegnate alle famiglie dei caduti quella mattinata con una manifestazione svoltasi il 23 aprile .
I CONTADINI DI CALTAVUTURO ERANO ORMAI ISCRITTI ALLA TRADIZIONE AGIOGRAFICA DEL MO-VIMENTO OPERAIO ITALIANO, ANCHE SE DI “SOCIALISMO” C’E’ NE BEN POCO IN QUESTA STORIA.
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